Storie di donne dall'Archivio Storico

A Torino la Casa del Soccorso e l’Ufficio Pio si distinsero nell’erogazione di doti e posti letto (le “piazze”) per ragazze di estrazione borghese come pure per giovani forestiere e valdesi “cattolizzate”; per quelle a rischio di perdizione – malmaritate, povere, prostitute – si aprì il rifugio del Deposito; le meno fortunate fecero ingresso tra le Forzate. Gli archivi ci restituiscono i loro nomi e qualche storia, più o meno lunga, più o meno lieta: nel 1737 Margherita Caterina Ghioni si vide assegnare una dote poiché aveva “in pronto il partito”, ma le nozze non andarono in porto e il sussidio sfumò; Maddalena Kramerin, convertita di Basilea, ebbe una “piazza” al Soccorso nel 1774; Margherita Prelli, coniugata e adultera, trascorse due mesi nella Casa delle Forzate tra il 1768 e il 1769. E così via, in un caleidoscopio di destini al tempo stesso comuni ed eccezionali intrecciati alla storia della Compagnia.

«Esposta ai pericoli del mondo»

Così poteva essere definita una ragazza di condizione nubile: il pericolo era quello di perdere il suo onore, cadendo vittima di profittatori. Tanto più era bella, tanto il pericolo aumentava. Per tutte le ragazze, indipendentemente dalla loro estrazione sociale, la dote era indispensabile per accedere al matrimonio (o la monacazione) e salvarsi dal disonore. Per Maria Elisabetta Grumello questo avvenne il 23 gennaio 1775, quando alle dieci del mattino, si recò nella stanza del Monte di Pietà della Compagnia di San Paolo insieme al suo promesso sposo, Nicolao Cauda. Entrambi originari di Rivalta e là residenti, quel mattino erano insieme a Torino per qualcosa di molto importante. Alla presenza dei testimoni, del notaio e del tesoriere, veniva redatto l’atto di concessione di dote: duecento lire di Piemonte che avrebbero consentito il matrimonio e il raggiungimento di una relativa sicurezza.

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PAOLO GAIDANO, «Venite con veste pura e ricevete la dote», affresco sala del Consiglio della sede di via Monte di Pietà, 1909.